Le chiavi per avere dipendenti motivati
Ho avuto divorse occasioni di lavorare con clienti scarsamente soddisfatti della loro vita lavorativa.
Più lavoravo in quest’ambito, più ho iniziato a domandarmi se ci fosse un denominatore comune per questa insoddisfazione. Alla fine, ne ho trovati due:
a) La difficoltà della persona nel gestire le emozioni nelle relazioni interpersonali
b) Lo scarso coinvolgimento emotivo nei confronti dell’azienda per la quale si lavora
Per quanto concerne il primo aspetto, ci si trova spesso davanti ad un approccio alle emozioni completamente sbagliato. Si pensa infatti che queste siano un freno per l’efficienza e che di conseguenza vadano “soppresse“.
Le emozioni però, non sono né buone né cattive. A fare la differenza in termini di reazione ad uno specifico evento, è la risposta che la persona sceglie di dare, sulla base del proprio vissuto.
È però possibile imparare a gestire le emozioni, quando si riesce a coglierne l’insorgenza e le si usa come bussola per il comportamento successivo. Infatti, capire cosa ci sta accadendo dentro, immaginare quale potrebbe essere la nostra risposta ed orientarci di conseguenza per la risposta reale, è la strategia più bella che ognuno di noi può imparare. Certo, ci vuole tempo ed allenamento, ma una volta imparata, diventa parte integrante del nostro sistema operativo e ci permette di vivere meglio.
Anche se sopprimere le emozioni o provare a farlo, sembra la strada più veloce, in questo modo ci si costringe, con uno sforzo abnorme, ad eliminare una parte fondamentale dell’essere umano.
Cosa succede quando si trascorre un terzo o più delle 24 ore, in un ambiente che spinge a tenersi costantemente sotto controllo?
Forse, per qualche mese è possibile non pagare le conseguenze di questa scelta impegnativa, ma poi, volenti o nolenti, il conto si paga. Ed è così che emergono le insoddisfazioni, le difficoltà relazionali e l’inerzia ad arrivare a fine mese, semplicemente per avere lo stipendio. Questi tuttavia, potrebbero essere gli scenari migliori. Scelte di questo genere, a volte si pagano con la salute!
Le conseguenze più dirette, dal punto di vista lavorativo, possono essere riscontrate in una maggior facilità al assenteismo, un rendimento inferiore alla media ed una difficoltà importante nel lavorare in team.
Il secondo punto, ci porta verso lo scopo aziendale con la S maiuscola.
Prima di continuare a leggere, fermati un istante e prova a pensare per quale importante azienda ti piacerebbe lavorare.
Fatto questo, prova a pensare a quanto ti sentiresti importante, ma soprattutto perché?
La risposta, può secondo me essere riassunta in due punti:
Le aziende importanti hanno una storia importante, con dei valori importanti che vengono costantemente trasmessi ai dipendenti. Questo, fa crescere il valore della realtà aziendale, perché questa acquista una reputazione sempre più grande, che viene sostenuta innanzitutto da chi ci lavora. Ed esattamente come se fosse un’eco che continua ad espandersi, produce l’effetto coinvolgente su chiunque ci entra in contatto.
In secondo luogo, a giocare un ruolo determinante, è la nostra necessità di appartenere o se preferisci, il senso di appartenenza. Siamo degli animali sociali, che trovano supporto, conforto, ma anche forza, nell’appartenere ad un gruppo. Più il gruppo è forte e grande, più l’appartenenza ad esso, è gratificante e rende grandi.
Al netto di queste considerazioni, sono convinto che le chiavi per poter avere dei dipendenti motivati, stiano negli investimenti che l’azienda è disposta a fare in questa direzione.
Ovviamente non parlo solo di investimenti economici, ma anche di tutte quelle azioni che l’azienda può svolgere internamente, solo con l’impegno di chi ci lavora.
Se da un lato, aiutare i dipendenti ad essere per persone migliori, sfruttando le proprie emozioni per diventare più efficienti e produttivi, è già una mossa decisiva. Dall’altro lato, riconoscere che ogni azienda, già per il fatto che esiste, ha una storia e dei valori importanti da trasmettere, diventa un obbligo “morale”.
La capacità di gestire le emozioni e di conseguenza i rapporti interpersonali, su cui si basa una percentuale estremamente elevata delle attività lavorative, non è assolutamente innata. In rari casi, può essere istintiva, ma molto frequentemente deve essere acquisita con un lavoro personalizzato. Esattamente come si acquisiscono nuove skills che permettono di svolgere meglio alcuni compiti, allo stesso modo si possono acquisire competenze in ambito emotivo-relazionale.
I Valori aziendali, invece, sono un’altra cosa. Può accadere che questi vengano lasciati in qualche armadio o in una soffitta a prendere polvere e che a lungo andare ci si dimentichi di loro.
Sono però quei valori che hanno generato la spinta, partita da una visione di chi ha fondato l’azienda, dalla quale tutto è partito. La Walt Disney ha iniziato così, Amazon ha iniziato così, Lamborghini, Ferrari, Fiat e qualunque altra importante azienda ti venga in mente, ha iniziato così. Non ci si può dimenticare delle radici, perché senza di quelle, la pianta non può più crescere.
Ti ricordi quelle storie che ti venivano raccontate da bambino, sì quelle storie dove anche il più anonimo dei lontani parenti, diventava un eroe dopo aver compiuto, forse, un’azione quasi normale o poco più. Perché quelle storie erano così importanti, al punto da essere tramandate per generazioni?
Perché danno valore alla famiglia rafforzando il senso di appartenenza.
Credo che ogni momento, sia un buon momento, per rispolverare e presentare i valori aziendali e non solo ai dipendenti, ma anche ai partner. Far sentire tutti importanti, perché fanno parte di una realtà importante, rende forti!
Sono convinto, che sviluppare questi gli aspetti e trasmettere i valori aziendali nel modo corretto, si traduca con un’importante guadagno, sia umano che economico.
Se ti interessa saperne di più, non esitare a contattarmi.
Moreno Sartori